Tra le categorie dei siti web e dell’e-commerce, ce n’è una che sta crescendo a ritmi vertiginosi: quella rappresentata dai colossi dei coupon e dei gruppi d’acquisto online. Si tratta di siti facenti capo a società che due anni fa semplicemente non esistevano. Oggi sono multinazionali agguerritissime nel competere tra loro a caccia di registrati e di clienti.

Il player più famoso è senz’altro Groupon, diventato il punto di riferimento della categoria in virtù di una crescita senza eguali, completata anche dall’acquisizione di CityDeal. I competitor però non mancano, ne spuntano come funghi ogni mese: in Italia, Groupalia, Glamoo, Let’s BonusTuangon, Kgbdeals, Poinx, Exedo. E naturalmente, con il proliferare di chi offre questi servizi, nascono anche i broker: Let’s OFF propone una rassegna delle offerte migliori, selezionate tra quelle di ciascuno dei siti sopra citati.

Il funzionamento di questi siti è semplicissimo: ci si registra indicando la propria città di residenza (oppure si diventa fan sui social network del “ramo” del servizio relativo alla propria città); si ricevono via email, Facebook o Twitter le offerte del giorno; se interessano, si compra, potendo risparmiare a volte più del 50% sul prezzo effettivo.

L’acquisto di gruppo è più un escamotage di marketing che la realtà. Le offerte si dichiarano “chiuse” quando viene raggiunto un numero minimo di partecipanti (che hanno subito “impegnato” la loro carta di credito); ma non sembra essere questo il fattore chiave perché lo sconto sia erogato e possa essere fruito. Né esiste un vero e proprio consumo “sociale” dell’offerta.

Un interessante articolo di ClickZ ha analizzato con cura il mondo del group buying, evidenziandone i rischi (profitto per gli inserzionisti solo per il 66% delle promozioni; più del 40% dei clienti business non lo rifarebbe); facendone la storia (c’era una volta Cool Savings…); e segnalandone l’importanza per la pubblicità e il digital marketing in genere (i 441mila coupon del valore di 25 $ venduti da Gap sono una pietra miliare). Se si pensa alla viralità intrinseca del coupon di gruppo, ai database email di questi servizi, alla capillarità “geografica” con cui si può veicolare un’offerta, ecco che questi siti diventano un media ideale per fare promozioni e scontistica, esponendo nel frattempo il brand e il prodotto a milioni di impression.

Cosa succederà a Groupon e ai suoi fratelli di qui a qualche anno? L’introduzione dei Facebook Deals potrebbe essere una cattiva notizia per tutti loro, dato che segna l’ingresso sul mercato dei coupon digitali di un gigante con centinaia di milioni di utenti, un network di amicizie già definito per tutti i suoi utenti, una funzionalità (Places) di geo-localizzazione mobile già rodata, e una piattaforma self-service di advertising facile e immediata per gli inserzionisti.

Nel frattempo, né le aziende né i retailer stanno a guardare: WalMart ha lanciato la sua applicazione CrowdSaver e c’è da aspettarsi che altri seguano questa strada.

Forse questi siti dovranno rinnovarsi e continuare a innovare per sopravvivere. Magari facendo quello che fa la start-up Skyara, che propone esperienze più che cene o massaggi, mostrando un lavoro nella creazione del prodotto assente negli altri siti.

Quello che è certo è che il web accelera e semplifica la realizzazione di qualunque idea, progetto, innovazione commerciale. Senz’altro, continueremo a vederne delle belle.